Le analisi di determinati contesti geopolitici, proiettati nella contemporaneità spesso, se non sempre, incontrano la storia. Questa può divenire sia strumento volto a ricordare e riflettere sul passato, sia elemento fondante per la costruzione di una nuova narrativa.
Ed è proprio in questo contesto che andrebbe incardinata la data del 9 maggio per la Russia contemporanea; dolore e meditazione su ciò che questo giorno rappresenta per la totalità delle famiglie russe; strumento in grado di consolidare lo Stato che solo in questa data diviene Nazione.
Da Settimane, invece, nel fronte occidentale molte sono le riflessioni e previsioni attorno agli eventi di lunedì prossimo, in particolar modo su quello che potrebbe essere annunciato durante il classico discorso del presidente russo per celebrare la Giornata Della Vittoria – Den’ Pobedy.
Al netto delle crescenti speculazioni che vedrebbero l’ipotesi putsch – ancora una volta – farsi strada, in prossimità proprio del 9 maggio, questa a nostro avviso, come analizzato nel precedente commento pubblicato su fuoricollana.it, rimane un’ipotesi, se non fantasiosa, sicuramente remota e poco praticabile per la stabilità politica del Paese nel breve e medio periodo.
Due scenari
Dal nostro punto di vista, al netto di eventi imprevedibili, il discorso che precederà la classica parata militare sulla piazza Rossa potrebbe portare ad aprire due scenari – plausibili ma politicamente in opposizione l’uno con l’altro, soprattutto nella loro interpretazione da parte delle élites al potere come per tutta l’opinione pubblica russa.
In questo senso, prima di procedere all’esame di quelle che riteniamo le due direttrici nell’immediato futuro per Mosca, è opportuno fare una premessa che ci aiuterà poi il 9 maggio ad elaborare la nuova filosofia del conflitto.
La propaganda russa
Soprattutto nel dibattito pubblico italiano si stanno moltiplicando le interpretazioni – anche in modo molto acceso – inerenti alla propaganda russa diffusa su i suoi principali media, soprattutto televisivi. Lungi da noi dal giustificare toni e dichiarazioni dai caratteri per certi versi molto ruvidi, soprattutto per la nostra impostazione culturale; i dibattiti che vengono proposti, la durezza dei toni e degli argomenti trattati non hanno come target finale quello di un pubblico ampio.
I messaggi che di fatto stanno costruendo ormai da mesi la narrativa politica e la propaganda del conflitto, hanno principalmente un unico destinatario: il popolo russo.
Infatti, se si analizzano con attenzione i contenuti e il timing, pare chiaro ad un osservatore attento e conoscitore delle vicende russe (pre-conflitto), che questi servono non ad influenzare ma a consolidare il consenso attorno alla leadership e alle scelte che sta compiendo. Ovviamente questo non toglie che negli anni ci sia stato un meccanismo che abbia portato la leadership russa a costruire un suo consenso verso un pubblico esterno al Paese, ma questo è avvenuto attraverso dinamiche e strumenti diversi, tra cui anche la c.d. Politica dell’aiuto.