Due crisi economiche, di diversa natura e molto distanti tra di loro nel tempo, ma che riguardano comunque l’Italia. La prima, che si manifesta tra Cinquecento e Seicento, avrà effetti duraturi per parecchi secoli. La seconda, che si è dispiegata negli ultimi decenni, speriamo che duri molto di meno. Appare complicato trovare degli elementi comuni tra i due accadimenti, se non il cumularsi e il legarsi di ragioni economiche e politiche, esterne ed interne al paese, la debolezza persistente delle classi dirigenti del paese, quel “tradimento della borghesia” di cui parlano alcuni storici.
Il Medioevo, il Rinascimento e il primato italiano
Come è noto, è stato soprattutto il grande storico francese Fernard Braudel a mettere in rilievo come il capitalismo e la borghesia, due fenomeni comunque inseparabili, siano sostanzialmente nati ed abbiano compiuto i loro primi passi in Italia. È in particolare dai secoli XII e XIII in poi che in alcune località del nord del paese, da Firenze a Venezia, a Genova, a Milano, si sviluppa una classe di mercanti e banchieri dalle più varie origini sociali. Non mancherà anche qualche elemento proto industriale (con connessi problemi ambientali); si pensi soltanto ai 60.000 addetti del tessile a Firenze e dintorni o alle migliaia di operai che facevano funzionare l’Arsenale di Venezia, mentre Milano si avvicinava a quella che avrebbe potuto essere una vera e propria rivoluzione industriale. Le città italiane, insomma, sia pure alternandosi tra di loro nel tempo come importanza relativa, sono per alcuni secoli al centro dei traffici commerciali e finanziari che si svolgono in Europa e nel Mediterraneo, in collegamento con l’Asia e la via della seta.
Un colonialismo precoce
La borghesia italiana si sviluppa rompendo lentamente e progressivamente, i tradizionali equilibri di una società aristocratico-agraria, di cui pure ambirà sempre di far parte, e questa sarà la prima tappa di un lungo percorso di crescita dell’economia occidentale che vedrà alla guida dei suoi sviluppi ulteriori di seguito nel tempo l’Olanda, poi la Gran Bretagna, infine gli Stati Uniti. Questo processo di sviluppo centrato sull’Italia si svolgerà, oltre che avendo l’Europa come mercato di base, anche in stretto collegamento con il lontano Oriente (Cina ed India in particolare), area di origine fondamentale delle merci per quasi tutti i tempi della Storia.
La borghesia italiana anticipa, d’altra parte, in nuce quei caratteri negativi che caratterizzeranno in seguito tutti i paesi occidentali. In particolare, essa sfrutta senza pietà i piccoli artigiani e i lavoratori dipendenti, come esemplarmente mostra la spietata repressione a Firenze della rivolta dei Ciompi del 1378. A tali moti parteciparono soprattutto i dipendenti dell’arte della lana che chiedevano il diritto di associazione e di partecipazione alla vita pubblica. Intanto, oltre a combattersi in lotte intestine, veneziani e genovesi inventano inoltre una sorta di “colonialismo precoce”, come lo definirà una storica francese, Catherine Otten-Froux. Occupano militarmente delle isole dell’Adriatico e del Mediterraneo Orientale e le sfruttano economicamente in maniera spietata, tanto che quando arriveranno qua e là i turchi saranno accolti come liberatori dalle popolazioni locali.