I lavori saranno introdotti e moderati da Giacomo Marramao, filosofo della politica. Dopo un indirizzo di saluto del figlio Federico Losurdo, interverranno nel dibattito Stefania Achella, filosofa morale, Antonio Cantaro, costituzionalista, Stefano Petrucciani, filosofo della politica e infine Giorgio Grimaldi, curatore del volume.
L’evento sarà trasmesso online al link: https://www.youtube.com/watch?v=mydLgzvxpwQ
Fuori da ogni intento celebrativo e apologetico, La questione comunista intende articolare un bilancio storico non solo dell’esperienza sovietica ma del marxismo nel suo complesso. Non solo: Losurdo osserva il marxismo negli elementi che in esso confluiscono e in ciò che è capace, in un futuro prossimo o remoto, di produrre.
Lo sguardo verso il passato
Il primo sguardo, rivolto al passato, dispone l’esperienza del marxismo novecentesco sempre a stretto contatto con il secolo precedente, nel legame – critico ma profondo ed essenziale – con Hegel e la filosofia classica tedesca nel suo complesso. Losurdo affronta anche il rapporto problematico e tormentato con l’ebraismo e il cristianesimo, di cui alcuni aspetti costitutivi (uno su tutti: il messianismo) sono di primaria importanza per comprendere caratteri e limiti del marxismo stesso, del movimento comunista e del progetto di «una società post-capitalistica».
Lo sguardo verso il futuro
Il secondo sguardo, quello verso il futuro, non vi indugia non per una coerenza tematica del testo bensì per una questione di natura teoretica: il marxismo di Losurdo ne espunge gli elementi di carattere utopistico e messianico, vale a dire tutto ciò che rimanda a un futuro che ha le caratteristiche di un totalmente Altro rispetto all’immanenza attuale, allo stato di cose presente, e che si realizza con la semplicità e la potenza dell’avvento del Messia. L’immediatezza dell’avvento del mondo emancipato e la visione particolare che questa forma mentis ne ha di esso – e cioè la completa assenza di conflitti e contraddizioni – sono gli elementi centrali di uno schema utopistico-messianico che possono avere una funzione positiva, di mobilitazione, in una fase iniziale della lotta per l’emancipazione, ma che in un secondo momento non può più sussistere e deve lasciare spazio ai compiti concreti della gestione del potere senza il quale non è possibile «costruire» alcuna «società post-capitalistica».