«La constatazione conclusiva è che la somma delle politiche estere dei singoli Paesi dell’Unione non fa “massa critica” e non può proporre scelte o prospettive diverse da quelle che Washington sta imponendo al mondo. Prima o poi, anche il più dissenziente degli stati europei comprende che non può, da solo, litigare con l’America e finisce per rientrare nei ranghi.
Non basta. Oltre ad essere irrilevante l’Europa babelica e disunita e in ultima analisi responsabile dello strapotere americano. Ogni grande potenza si spinge fino all’estremo confine delle sue possibilità e si arresta soltanto là dove trova una resistenza capace di tenerle testa. In questi ultimi anni gli Stati Uniti, anche all’epoca della Presidenza Clinton, hanno continuato a estendere lo spazio giuridico e militare del loro potere. Il Congresso ha votato leggi extraterritoriali che l’America pretende d’imporre al di fuori del proprio territorio, e ha distribuito sanzioni agli Stati che non si adeguano alle sue prescrizioni, talora irragionevoli o demagogiche. (…)
Gli Stati Uniti non possono ignorare la volontà degli altri quando viene manifestata con grinta e fermezza. (…) Non accade in Europa e in Medio Oriente, dove l’Unione non sa e non può dire di no. Il vuoto che essa non riesce a riempire viene così irresistibilmente riempito da Washington. Incapaci di contraddire l’America e di correggerne gli errori, gli europei finiscono per accettarne e assecondarne la politica. (…)
Ma gli Stati Uniti – osservano i partigiani dell’egemonia americana – sono una grande democrazia. È vero. La stampa sorveglia la classe politica e ne rivela le malefatte. La costituzione impedisce che il potere si concentri nelle mani di una sola istituzione. La società esprime migliaia di associazioni circoli di opinione gruppi professionali, lobby: una moltitudine di voci che nessun governo americano può permettersi di ignorare. Ma le democrazie non sono necessariamente sagge e la maggioranza in molte circostanze può avere clamorosamente torto. Fu la maggioranza che linciava i neri nel Sud e voleva la segregazione razziale. Fu la maggioranza che sostenne il senatore McCarthy alla fine degli anni Quaranta e gli permise di instaurare in Senato una specie di tribunale dell’Inquisizione. È la maggioranza che sollecita il Congresso di approvare le leggi extraterritoriali con cui l’America pretende di estendere la sua giurisdizione a qualsiasi Paese straniero. Ed è la maggioranza, infine, che autorizza il presidente e il Congresso a respingere i maggiori accordi internazionali stipulati negli anni: dal trattato contro le mine antiuomo ai protocolli di Kyoto , dalla convenzione per creare un Tribunale penale internazionale a quella contro la tortura.