La guerra è sempre una sconfitta, ripete quotidianamente Papa Francesco. Inascoltato. Non qui, non da noi, può starne certo. Ci ripromettiamo, anzi, a partire dal suo, dal nostro, grido di dolore di andare oltre, di andare alle radici e alla morfologia di questa sconfitta. Perché l’attuale guerra, comunque la si definisca (guerra mondiale a pezzi, terza guerra mondiale, guerra freddo-calda…) non è semplicemente una guerra del passato e l’attuale sconfitta non è una sconfitta come le altre. Rischia di essere una sconfitta senza ritorno e non soltanto per lo spettro del disastro nucleare ripetutamente evocato nella seconda metà del secolo scorso, con insuperato ethos, dalla penna di Günters Anders. Lo stesso Günters Anders in uno dei suoi ultimi scritti, “L’odio è antiquato”, ci indica una pista che ci aiuta a capire, una pista che allora apparve paradossale e che oggi tragicamente sentiamo di profetica attualità: «Bei tempi – scriveva il filosofo tedesco – erano quelli in cui i soldati si minacciavano e massacravano a vicenda e in cui le guerre erano combattute da uomini capaci di odiare! Si trattava comunque di essere umani. E coloro che si odiavano reciprocamente potevano un giorno, in determinate circostanze, anche smettere di odiare; e così smettere di combattere; e così smettere di sterminare (…). I computer invece non possono invece smettere di combattere perché in loro non c’è odio da spegnere». Non la stiamo prendendo da lontano, non è nel nostro DNA. Stiamo parlando del conflitto israelo-palestinese, del conflitto russo-ucraino, dei tanti scenari di guerra nei quali è diventato sempre più diffuso il ricorso, accanto alle bombe intelligenti, a bombardamenti semi-automatici con dumb bombs, bombe stupide, meno costose delle bombe guidate e più micidiali nel colpire quelle che un tempo definivamo le popolazioni civili. Ma entrambe le bombe, intelligenti o stupide che siano, ci raccontano di quanto oggi sia diventato obsoleto nell’epoca della ‘ragione militare-digitale’ persino quel sentimento che un tempo chiamavamo odio: «possiamo – aveva osservato il filosofo tedesco nella sua opera principale, L’uomo è antiquato – fare la bomba a idrogeno ma non siamo in grado di raffigurarci le conseguenze di quel che noi stessi abbiamo fatto; tra agire e sentire il nostro sentire arranca dietro al nostro agire: con le bombe possiamo distruggere centinaia di migliaia di uomini, ma non compiangerli o rimpiangerli». L’odierna guerra fredda-calda è andata ben al di là della prima guerra fredda, la realtà di una disumanizzazione di massa ha superato la profezia tecnologica e antropologica di Günters Anders. Siamo oltre la spersonalizzazione del nucleare, siamo alla completa astrazione. In Palestina, in Israele, in Ucraina, in Russia non si combatte contro degli uomini e delle donne, contro degli anziani e dei bambini, ma, come in un videogioco, contro una finzione e contro una finzione non si può provare alcun odio. È sufficiente premere un bottone, guardare attraverso un visore, mandare aerei senza pilota, collegarli tra di loro, fare intervenire i satelliti. Il conflitto, l’omicidio, l’eliminazione sono per gli apparati che li ordinano e per i soldati/funzionari che vi sono addetti accadimenti senza uomini, un momento particolare di un processo con obiettivi più ampi. È, ci dicono, la nuova geopolitica, bellezza!
Una geopolitica mortifera che esige di essere compresa e squadernata meglio di quanto siamo sin qui stati capaci di fare. Anche nei suoi aspetti mostruosamente disumani, a partire da quello scarto tra agire e sentire drammaticamente evidenziato da Günters Anders. Ed è questo uno dei fili, non l’unico, della nostra Scuola di educazione alla politica “Vivere la Costituzione. Sviluppo Umano” che riprende a settembre e a ottobre il viaggio iniziato la scorsa primavera a Urbino. Il terzo modulo, (“L’Occidente senza storia, L’Europa al bivio“) che si terrà a Roma nasce da una consolidata collaborazione con l’Associazione “Patria e Costituzione” e con la Rivista “La Fionda”. Il quarto modulo (“L’uomo è antiquato?”) e il quinto modulo (“Nel cuore dell’umano: affrontare i conflitti”) nascono da una recente collaborazione con l’Associazione “Itinerari e Incontri” di Fano. I molteplici punti di osservazione – Occidente, Guerre, Conflitti – che caratterizzano le diverse giornate sono tutti contenuti nei programmi delle sette giornate di cui si compongono i tre moduli (li potete trovare nella Sezione Critica Europea). I materiali pubblicati in questo numero anticipano solo alcuni dei temi che verranno approfonditi nei tre moduli. Non siamo, insomma, affatto rassegnati alla guerra mondiale a pezzi, alla guerra freddo-calda, in cui siamo caduti ben prima dell’inizio della scellerata “operazione militare speciale” e del 7 ottobre dello scorso anno. Ne ci rassicurano le annunciate telefonate di Donald Trump per porre fine alla guerra russo-ucraina nel caso in cui fosse rieletto alla presidenza degli Stati Uniti. Purtroppo, anche dall’altra parte del sistema politico americano – dalla parte dei democratici – si condivide un punto tutt’altro che secondario dell’agenda trumpiana: il conflitto a tutto campo con la Cina e con il Sud Globale. Una visione che noi consideriamo sciagurata. Per le sorti dell’umanità e dell’Occidente. Di un Occidente che in nome di una scellerata ragione militare-digitale’ non si rassegna a invecchiare, a invecchiare bene, dignitosamente, come potrebbe e dovrebbe. Come sempre, saremo qui a ricordarlo.