IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’orologio della guerra ad Urbino e Osimo

Chi ha spento le luci della pace (NTS Media, 2023). Il libro di Antonio Cantaro verrà presentato in due iniziative pubbliche promosse da Articolo 1 ad Urbino venerdì 28 aprile in Piazza della Repubblica - Sala Castellani (ore 17,00) e dall’ANPI di Osimo sabato 29 aprile alla Sala R. Mosca – Cantinone (ore 17.30). Al centro del libro la guerra in Ucraina veicolo di una guerra freddo-calda che si propone di mettere fuorigioco l’idea di un’Europa autonoma.

La presentazione di Urbino, coordinata da Vitaliano Angelini (Articolo Uno), vedrà gli interventi di Emiliano Alessandroni (filosofo politico), Linda Giovanelli (Consigliere comunale) e Oriano Giovanelli (già Sindaco di Pesaro, Direttore di Italiadecide).

Che la guerra in Ucraina della quale ricorre, purtroppo, il primo anniversario, sia una guerra che si svolge nel territorio del Vecchio continente e che i suoi popoli siano quelli chiamati a pagarne il prezzo più pesante e duraturo è constatazione largamente condivisa. Le immagini dalle quali siamo stati quotidianamente bombardati si sono prevalentemente concentrate sugli ucraini, le popolazioni primariamente e indiscutibilmente vittime della guerra. E sui suoi esecutori materiali, in primo luogo l’esercito di Putin. Ma oltre le vittime e gli esecutori materiali ci sono mandanti e complici.

Una guerra senza fine

Ciascun rigo delle pagine del libro muove ed è attraversato da quell’unico, urgente, interrogativo contenuto nel titolo e nell’incipit. Chi ha spento le luci della pace? Le conclusioni alle quali sono giunto sono necessariamente provvisorie, come si addice a quella che Domenico Quirico ha narrato essere una «guerra senza pace», una guerra senza fine. Una guerra, come la maggior parte di quelle attualmente in corso in varie parti del globo, infinita, eternizzata, senza una ragionevole prospettiva, al momento, di un autentico negoziato, di una luce che torni ad illuminare l’esistenza quotidiana di chi vi è direttamente coinvolto nelle città, nei campi, nei villaggi, nei bunker. Un’esistenza quotidiana della quale noi non forniremo alcuna fotografia, non ce n’è veramente bisogno in una civiltà che ha cancellato in nome del culto delle immagini, meglio se in diretta, l’immaginazione.

La nuda verità

È mancata e continua a mancare, quella nuda verità da me evocata anche nelle ultime pagine di un’altra raccolta di pensieri, scritti nella fase più acuta della pandemia. Una nuda verità, questa volta, malamente surrogata, ha osservato Mario Del Pero, da una cartografia da tabloid abitata esclusivamente «da potenze di terra e di mare, gabbie che costringono o spazi che proteggono». Una cartografia «che invoca continuamente la storia», dimenticando di storicizzare. Se lo facesse scoprirebbe quanto poco neutre e oggettive siano state le mappe della guerra fredda consumate sui grandi giornali statunitensi «ove la Mitteleuropa era orientalizzata e il Giappone diventava parte di un grande Occidente».

Essere migliori nel proprio tempo

Confido che questo mio sguardo critico sulle letture più diffuse e in voga della guerra in corso non sia scambiato per “benaltrismo”. Mi sforzo sempre di stare a quanto dice il filosofo. Non pretendere di essere migliori del proprio tempo, ma provare ad essere migliori nel proprio tempo.

Per me questo significa stare con umiltà dentro la cronaca. Ascoltarne i battiti di verità, dolore e speranza colpevolmente rimossi da una civiltà delle immagini che ha cancellato il più umano dei diritti umani, il diritto all’immaginazione. E la più umana delle arti, l’arte politica: la weberiana arte del possibile e dell’impossibile. Senza mai dimenticare la storia che si condensa e precipita in ogni cronaca.

 

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