IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

L’Unione tra guerra e diritti, di Pietro Barcellona

La nazione europea è una originale coesistenza di culture diverse. Da qui bisogna prendere le mosse per porsi di fronte all’America come un interlocutore autonomo e non come un satellite

«…quando il potere è saldamente in mano alle potenti lobby degli affari e della finanza, dei circoli mediatici e della manipolazione delle informazioni, i giuristi si abbandonano al cosmopolitismo umanitario e si arruolano nel “grande esercito” delle buone intenzioni e delle buone maniere, magari fornendo una inconsapevole legittimazione ideologica al mantenimento dello stato di cose esistenti: un’Europa inconsistente, una America lanciata all’assalto di ogni possibile avversario politico, una “guerra infinita” che nessuno osa criticare perché ormai chi esce dal coro è bollato come anti-americano, antioccidentale e anti liberale (…)»

«(…) Una Europa senza la spina dorsale di una cultura europea che esprima una “Sovranità” autonoma va bene ai cantori di un nuovo ordine mondiale ove singoli e moltitudini, senza identità e appartenenza, si allineano alle illuminate aristocrazie di ispirazione clintoniana per aprire lo spazio alla palingenesi della vecchia sanguinosa politica del Novecento, verso una ritrovata armonia planetaria dei diritti umani liberati per sempre dall’ipoteca della “violenza statale”».

«Ciò che scompare dalla scena è la politica come strumento attraverso il quale i popoli hanno in qualche misura esercitato, entro lo spazio delle sovranità nazionali, la loro competenza a partecipare alla determinazione del loro destino, della loro vita e di quella delle nuove generazioni. (…) ».

L’identità dell’Europa è una roccia a più strati

« (…) L’identità dell’Europa “è il non avere un’identità rigida, il suo essere, a partire dalla storia del Mediterraneo, un luogo di accoglienza, uno spazio in cui l’Europa e l’Asia si sono specchiate come due “sorelle”. Nei Persiani la madre di Serse sogna la donna dorica e la donna asiatica come personificazione di due mondi che si incontrano e confrontano: il mondo della libertà e il mondo del vincolo asiatico».

«Lo spazio europeo può e deve essere pensato come lo spazio di una cultura aperta, non chiusa, non legata ad una rigidità territoriale, a una difesa parossistica dell’etnia o della razza, ma come linguaggio di un’assenza di “significati assoluti” che non sarà mai colmato da una presenza piena, di un tendere verso l’altro che non può essere saturato. Il linguaggio dell’Europa è quello della speranza di una nuova politica che sappia istituire un nuovo rapporto tra la tradizione e il futuro».

«La politica che dovrà sorgere dentro la nuova Europa non potrà essere amministrazione o gestione dei conti bancari, ma progettazione degli spazi futuri, restituzione agli uomini della capacità di pensare e creare attraverso i simboli; di pensare oltre lo spazio definito della frontiera. L’Europa può essere tutto questo. Non l’Europa mercantile, economica e finanziaria (…) ma la potenza che (…) in nome di una tradizione di civiltà che non è consegnata alle singole nazioni, che può essere pensata come la Nazione Europea. (…)».

La costituzione politica dell’Europa Nazione

«(…) se non siamo davvero capaci di pensare all’Europa come storia, come tradizione ma anche come apertura, il destino del pianeta sarà quello della rinascita dei nazionalismi più spietati, più chiusi, e della xenofobia. E il ritorno di un radicalismo razzista pericoloso per il rifiuto di ogni possibilità di comunicazione e di apertura».

«L’Europa può essere un’alternativa a questa catastrofe se non si riduce alla difesa dei diritti umani intesi astrattamente (…)” e “si candida ad essere uno “spazio pubblico” in cui ciascun popolo può esprimere un’appartenenza culturale compatibile con l’appartenenza geografica a una dimensione transnazionale, strutturata come Istituzione Politica Unitaria».

«I diritti non si possono scindere dal rapporto con un potere che li garantisce. Occorre porsi insieme ai diritti il problema delle istituzioni. Se ci si pone insieme ai diritti il problema della politica ci si deve porre il problema della forma di società. Se la società è democratica, i diritti si possono garantire nella democrazia; se sono separati dalla politica e visti, anzi, come impolitici, diventano uno strumento nelle mani di un potere arbitrario o vengono affidati a tecnostrutture senza legittimazione (…)».

«(…) Negare la rilevanza di universali astratti come a priori non significa restare chiusi nel solipsismo o nell’autismo di una cultura autoreferenziale e particolare. Quella di provare a generalizzare la propria esperienza, è una istanza interna alla cultura europea (…). Questa generalizzazione delle nostre aspettative è possibile all’interno di un contesto dei valori condiviso e di un comune spazio simbolico e tale spazio simbolico e impensabile senza una costituzione politica della nuova società europea».

[Estratto da Prefazione a Europa Sovrana, Dedalo, Bari, 2003]

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