Lo spirito complessivo dell’incontro, condiviso da tutti i relatori intervenuti nell’occasione è di reagire all’apatia dominante. Quel senso generale di sfiducia, ammantato di realismo, per il quale le cose vanno come devono andare e non c’è alternativa. Non c’è alternativa al vincolo neoliberale che prescrive che la ragione economica funzionalista è l’unica possibile; non c’è alternativa al vincolo atlantico in forza del quale dovremmo fornire armi di ogni genere all’Ucraina, senza pensare alle conseguenze catastrofiche della guerra sull’Italia e sull’Unione europea. Non siamo forse ancora in un’economia di guerra (evocata nel titolo del precedente numero di fuoricollana), intesa come conversione dell’intero sistema economico-produttivo alle necessità di una guerra. Ma l’insieme dei fenomeni, inflazione strutturale, recessione (e spettro della stagflazione), razionamento energetico, crollo produttivo ed occupazionale, richiama la situazione di un paese in guerra. La “tragica” guerra russo-ucraina è una guerra ibrida che utilizza ogni strumento possibile, l’energia, il grano la moneta, la finanza e gli algoritmi: una guerra nella quale l’Europa è, per dire così, “il vaso di coccio” nello scontro tra grandi e medie potenze nella nuova guerra “freddo-calda”.
A questo link trovate la registrazione audio e video dell’incontro.