Avremo, dunque, il “professore aziendale” e “l’aziendale professore”, due nuove figure destinate – si dice – a “dinamizzare” e “ibridizzare” l’Università italiana. Lo stabilisce un decreto firmato lo scorso 30 marzo dal Ministro Messa dall’accattivante oggetto “Mobilità tra università, enti di ricerca e imprese”. Tra tutte le Università italiane, statali e non, comprese le telematiche, unitamente agli enti di ricerca, senza escludere le istituzioni dell’alta formazione artistica musicale e coreutica. Il professore aziendale potrà essere distaccato per un periodo compreso fra i 6 mesi e i 5 anni al servizio delle imprese. E, viceversa, i dipendenti di una impresa potranno essere distaccati per un periodo analogo presso Università ed enti pubblici di ricerca. Come è stato accolto negli Atenei italiani questo ennesimo atto di fede nelle magnifiche e progressive sorti del PNRR, richiamato per ben 20 volte nel decreto? “Va bene, come vuoi, pazienza”, hanno sussurrato i soliti dissacratori, giocando sul cognome dell’ineffabile Ministra e sul significato traslato della parola Amen. E… “così sia”. Purtroppo, c’è poco da ridere. Sempre più resilienti, sempre più al servizio delle imprese, sempre più incuranti dell’interesse generale e del bene comune.
Università, addio?