IDEATO E DIRETTO
DA ANTONIO CANTARO
E FEDERICO LOSURDO

IDEATO E DIRETTO DA ANTONIO CANTARO E FEDERICO LOSURDO

Antonio Cantaro

Gaza 7 ottobre. Mezze verità, menzogne infinite

Ha scritto Roberta De Monticelli – nella conclusione di un suo bell’articolo ospitato qualche giorno fa su Il Manifesto (L’orrore di Gaza e l’altra faccia della verità) – che un giorno, su un muro vicino a Betlemme, ha visto scritte parole che non ha più dimenticato: “Una mezza verità è la più vile di tutte le menzogne”. Il 7 ottobre 2023 e quello che sta accadendo oltre quel giorno esigono un ulteriore tragico aggiornamento del toccante e profondo grido di dolore probabilmente scolpito in un muro vicino a Betlemme da una madre, palestinese o israeliana non fa differenza: mezze verità menzogne infinite.

Indifferenza alla guerra, riabilitare il “sacro”

Pubblichiamo il testo della lezione svolta lo scorso 8 settembre alla Scuola di formazione politica, promossa da “Patria e costituzione”, “La Fionda” e “fuoricollana” dedicata al tema l’Europa e la guerra”. Un’attualizzazione del saggio L’Orologio della guerra. Chi ha spento la luce della pace.

Colto e Mangiato

“Genni”, come lo chiama affettuosamente il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, è indubbiamente un uomo colto. D’altronde non abbiamo motivo per dubitare del ritratto ufficiale di Gennaro Sangiuliano fornito dal Ministero della Cultura: “direttore del Tg2 dal novembre 2018 all’ottobre 2022, autore di numerosi saggi storici e scientifici tra cui (…) le biografie di Ronald Reagan, Vladimir Putin, Hillary Clinton, Donald Trump, Xi Jinping”. Leggeremo con interesse.

Se ne è andato Mario Tronti

Uno dei padri dell’operaismo italiano. Fuori di noi e dentro di noi. Così lo sentiva emotivamente chiunque abbia militato nella seconda metà del 20° secolo. Un grande pensatore nel senso che lo stesso Tronti dava al termine. Un pensatore non occidentale, ma europeo. Un teorico dell’attesa.

Secoli lunghi

Di cosa ci parlano nel profondo, al di là della contingenza e della cronaca, l’assalto all’ambasciata francese in Niger e il tentativo di colpo di Stato in corso in quel Paese? Ci parlano dell’onda lunga dell’anticolonialismo, assai più che della Wagner e di Putin come invece preferiscono credere i cultori prezzolati del pettegolezzo da talk show e della geopolitica complottista. Anche se è proprio al cospetto del Presidente russo che è stato pronunciato sul “tema” uno dei discorsi più virali delle ultime settimane.

A che punto è l’orologio della guerra

L’Orologio della Pace continua ancora, surreale e indisturbato, a suonare nel parco di Hiroshima ogni giorno alle 8:15, orario esatto in cui l’umanità ricevette il battesimo della bomba atomica. Nel frattempo l’orologio della guerra ucraina non smette di suonare un solo istante da quel giorno di fine febbraio 2022 in cui Vladimir Putin diede inizio alla sua “operazione militare speciale”.

Come cambia l’industria? L’ultimo libro di Vincenzo Comito

In un agile e documentato saggio (Come cambia l’industria. I chip, l’auto, la carne, Roma, Futura editrice, 2023) Vincenzo Comito ci racconta come il nostro modo di produrre, di lavorare, di consumare sta cambiando in tutto il mondo. Da occidente a Oriente. Un libro d’altri tempi, che parla del nostro tempo.

Emancipazione e de-emancipazione nella costituzione liberale

Al centro de “La questione comunista” di Domenico Losurdo (Carocci, 2021) la critica radicale del liberalismo teorico e storico. Ma anche il riconoscimento del suo messaggio virtualmente emancipatorio. Una lezione di metodo che interroga anche la nostra critica dell’antropologia e della costituzione neoliberale.

Poesia dell’interesse nazionale, prosa dello Stato “ruffiano”

Tra la retorica dell’interesse nazionale e le scelte dell’esecutivo c’è di mezzo il mare. Ma la ‘colpa’ non è del mare. È il nazional-conservatorismo, bellezza! Prima le opposizioni lo capiscono e prima la denuncia dello scarto tra “poesia” e “prosa” sarà credibile.

Populismo e Costituzione, una prospettiva giuridica

Giacomo Delledonne, Giuseppe Martinico, Matteo Monti e Fabio Pacini coltivano l’ambiziosa pretesa di «superare l’approccio puramente difensivo alle pretese populiste» che troppo spesso connota i contributi delle scienze politiche e sociali. Sino a che punto ci riescono?